lunedì 11 agosto 2025

Il giorno dopo – Sbronze di cronaca, sbornie di silenzio

Ieri, a Vasto Marina, la “Notte Rosa” ha vestito la costa di luci, musica e bicchieri.
Una festa che doveva essere il manifesto dell’estate, tra selfie, concerti e gelati sciolti dal caldo.
Ma l’alba non ha trovato soltanto bottiglie vuote sulla sabbia: dieci ragazzi, tutti minorenni, sono finiti in ospedale in coma etilico.
Ambulanze in fila, medici in affanno, titoloni sui giornali: “Notte Rosa da incubo”.

E come sempre, il copione dell’indignazione è servito.
Autorità locali pronte a rilasciare dichiarazioni indignate: “È inaccettabile che si venda alcol ai minori!”.
Editorialisti dal tono grave: “Serve più educazione e controlli”.
Genitori sorpresi come se i loro figli fossero caduti dal cielo direttamente in discoteca.

E oggi?
Oggi il mare è tornato calmo, le panchine sono vuote, i tavolini dei bar apparecchiati come se nulla fosse successo.
Nessun titolo in prima pagina.
Nessun dibattito televisivo.
Nessun talk show con esperti in psicologia adolescenziale.

Eppure, dieci ragazzi sono stati a un passo dal non svegliarsi più.
Ma questo è “ieri”.
Il giorno dopo, nel nostro Paese, non interessa a nessuno.


L’attenzione a orologeria

L’Italia funziona così: un problema esiste solo nel momento in cui diventa spettacolo.
Se non c’è una sirena, una telecamera e un hashtag, allora non merita di esistere.
L’alcol ai minori è una questione da manuale: da anni i dati parlano chiaro, ma la cronaca si ricorda di occuparsene solo quando dieci ragazzi finiscono in ospedale tutti insieme.

Il giorno dopo, invece, si chiudono i microfoni, si spengono le luci, e ognuno torna al suo aperitivo.
Nessuno che si chieda chi ha venduto quelle bottiglie, chi ha organizzato la festa, chi doveva vigilare.
E soprattutto, nessuno che metta in agenda una discussione vera, quando le onde non sono ancora tornate piatte.


Nei borghi e sulle spiagge: stessa dinamica

Nei borghi spopolati, il silenzio è un’abitudine antica: si parla di spopolamento solo quando crolla una casa o chiude l’ultimo negozio.
Sulle spiagge, invece, il silenzio è una scelta: si preferisce far dimenticare in fretta.
Così, il giorno dopo la “Notte Rosa”, nessuno mette più il naso in quel capitolo.

L’unica continuità tra un paese di montagna che perde abitanti e una località di mare che perde coscienza per l’alcol è questa: se ne parla solo quando fa notizia, poi il vuoto.
Un vuoto che non è solo demografico o di memoria, ma culturale.


Il gioco delle parti

C’è un copione fisso:

  • Il sindaco annuncia controlli più severi.
  • La polizia promette presidi permanenti.
  • Le associazioni lanciano appelli educativi.

Poi passa una settimana, e il tema sparisce.
Perché parlare di prevenzione prima non rende come parlare di scandalo dopo.
E così, ogni anno, alla prossima “Notte Rosa” ci sarà un nuovo record di coma etilici da battere.


Una memoria da pesce rosso

Viviamo in un Paese in cui la memoria pubblica dura quanto una storia di Instagram.
Ventiquattr’ore e puff, scompare.
Il problema non è tanto che dieci ragazzi abbiano bevuto fino a crollare, ma che il resto del Paese abbia già dimenticato dopo un caffè e una brioche.

Eppure, la soluzione sarebbe banale: educazione continua, controlli reali, sanzioni applicate davvero.
Ma questo richiede costanza, e la costanza non fa notizia.


La satira del giorno dopo

Immaginate la scena:
In un borgo spopolato, il sindaco parla in piazza del “riconoscimento della Palestina” davanti a due anziani seduti in panchina.
Uno dice: “Non sento, l’apparecchio non funziona”.
A Vasto Marina, stessa scena ma con i giovani:
il palco è la spiaggia, il sindaco annuncia nuove regole, e i ragazzi rispondono: “Scusi, ma sabato prossimo si beve uguale?”.

La differenza è solo anagrafica: il disinteresse è lo stesso, cambiano gli effetti collaterali.


Conclusione: bere per dimenticare

Il giorno dopo, le bottiglie sono vuote, i bicchieri pure, ma la testa resta leggera.
Non per la sbronza…
ma per il vuoto di memoria.
Un vuoto che riempiremo alla prossima emergenza da copertina, con nuovi titoli, nuove indignazioni e nuove promesse.
E poi, di nuovo, silenzio.


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